Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XX – 11 febbraio 2023.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Le coppie sposate hanno livelli di glucosio ematico più bassi e salutari. È noto che nelle persone sposate la pressione arteriosa è più bassa che nei single. E ora un nuovo studio, condotto su un campione di età compresa tra i 50 e gli 89 anni, ha rilevato in uomini e donne sposati valori più bassi dell’emoglobina glicosilata (HbA1c), che riflette le concentrazioni di glucosio ematico degli ultimi tre mesi. Il dato è indipendente dalla qualità della relazione coniugale. [Katherine J. Ford & Annie Robitaille, BMJ Open Diabetes Research & Care – AOP doi: 10.1136/bmjdrc.2022.003080, 2023].

 

Malattia di Alzheimer: combinazioni di metaboliti di vitamina A e vitamina E. Priyanka Joshi e colleghi hanno rilevato che i metaboliti acido retinoico (vit. A) e α-tocoferolo (vit. E) prevengono l’aggregazione β-amiloide in vitro e in un modello di tossicità da β-amiloide in Caenorhabditis elegans. Le due vitamine possono essere aggiunte alla lista dei componenti del sistema di omeostasi proteica che regolano l’aggregazione dei polipeptidi patogenetici. [Cfr. ACS Chemical Neuroscience AOP – 10.1021/acschemneuro.2c00523, Feb 2, 2023].

 

La lingua “madrese” per la diagnosi dei disturbi dello spettro dell’autismo (ASD). Quel tono prosodico speciale con modulazioni della voce spesso acute e simili a passaggi melodici, che assumono le madri nel rivolgere parole scandite in modo enfatico o divertente ai propri bambini nell’età più precoce, si definisce convenzionalmente “madrese” (motherese) e costituisce la forma di comunicazione verbale alla quale i bambini più piccoli mostrano maggiore attenzione. Usando questo artificio comunicativo combinato con un eye tracking test, ricercatori della University of California San Diego (UCSD) hanno sviluppato una procedura per quantificare il livello di attenzione comunicativa, che si è rivelata in grado di identificare su 653 bambini di età compresa tra 1 e 2 anni (toddlers) un subset di affetti da ASD. Infatti, i bambini con bassa attenzione al madrese avevano deficit sociali, di abilità linguistiche e presentavano i segni di stereotipia e ripetitività comportamentale di tipo autistico. [Cfr. Jama Network Open, February 8, 2023].

 

Beneficio cognitivo dall’attività fisica intensa nelle ragazze di 15-18 anni. Un nuovo studio, condotto su un campione di 418 partecipanti e inteso a esplorare il rapporto tra intensità dell’attività fisica e funzioni esecutive, ha evidenziato nelle ragazze di età compresa tra i 15 e i 18 anni un’associazione positiva mai evidenziata prima tra la più alta intensità di attività fisica e un miglior controllo dell’attenzione. [Pindus M. D. et al., Scand J of Med e Sci in Sport, 7 Jan 2023].

 

L’arvicola della prateria, l’animale monogamico per eccellenza, non ha bisogno di Oxtr. Il Microtus ochrogaster (prairie vole) è un piccolo roditore da decenni studiato per i meccanismi cerebrali della monogamia: dopo il primo accoppiamento i due membri di una coppia non hanno più rapporti con partner diversi. Molti studi farmacologici hanno dimostrato che il recettore dell’ossitocina (Oxtr) ha un ruolo critico in questo comportamento. Kristen M. Berendzen e colleghi hanno scoperto che, inaspettatamente, l’arvicola fedele non ha bisogno di Oxtr per l’attaccamento, il parto e il comportamento genitoriale [Cfr. Neuron – report – January 27, 2023].

 

La morale pubblica può incidere sulla salute mentale del singolo. Le cause sociali di sofferenza psicologica si riducono se la società rispetta i valori morali intimamente osservati dal singolo. L’onestà è, tra i valori morali di più profonda radice antropologica, uno dei più bistrattati dalla doxa corrente. Lo studioso di Seneca Max Pohlenz riconduce l’honestum al concetto greco di kalon, ossia bene morale comune, che Cicerone dimostra intimamente connesso con l’honor, l’onore, ovvero il riconoscimento della stima. Il console oratore va oltre nel De Officiis, dimostrando che ciò che è onesto è anche utile. [Seminario sull’Arte del Vivere - BM&L-Italia, febbraio 2023].

 

Perché Platone considera l’amare Dio alla stregua di un’insistenza? Si tratta di una formula di Martin Heidegger divenuta celebre nella seconda metà del Novecento. Secondo Heidegger, Platone riteneva che la filosofia, come tensione massima verso il divino, non poteva essere diversa dall’amore. Il divino è l’abitazione originaria dell’uomo secondo la traduzione heideggeriana del frammento 119 di Eraclito: “Il soggiorno (il solito) è per l’uomo l’ambito aperto alla presenza del Dio (l’insolito)”[1]. Dunque, se l’oggetto d’amore è il divino, l’amore si svolge come insistenza nel proprio luogo: in realtà si tratta dell’in-sistere in Dio, contrapposto all’ex-sistere nel mondo. [Tratto da una relazione del presidente al Seminario sull’Arte del Vivere – febbraio 2023].

 

Gli studi sulle attività sessuali nell’età scolare rivelano bias ideologiche dei sessuologi. La prostituzione studentesca è un fenomeno diffuso in tutto il mondo e in crescente sviluppo negli anni recenti. In Corea del Sud l’età di inizio si è abbassata da tempo a quella delle scuole medie (Shim J. et al., Factors Related to Sexual Intercourse Among Korean Middle and High School Students. Front Public Health – AOP doi: 10-3389/fpubh.2022.924489, 2022).

Anche se gli studi condotti da psichiatri, sessuologi e psicologi impiegano la definizione di “lavoratori dell’industria del sesso”, gli articoli trattano di fatto di attività costituite da rapporti sessuali a pagamento. L’anno scorso, in un’indagine sulla prostituzione in età scolastica condotta a Berlino, più del 13% degli studenti (in massima parte studentesse) ha dichiarato di esercitare la prostituzione. Per avere un’idea del fenomeno più vicina alla realtà, a questa percentuale bisognerebbe aggiungere quanti lo hanno taciuto agli intervistatori perché esercitano di nascosto dei genitori e coloro che lo fanno solo sporadicamente (Ernst F. et al., Front Psychol 12:586235, 2021).

Gli autori dello studio sembravano sorpresi nel rilevare che il grado di felicità – secondo il test – non era superiore in coloro che si prostituivano, e sembravano preoccupati che la minoranza di studenti che non considerava la prostituzione un lavoro rispettabile potesse avere un pregiudizio nei confronti delle compagne e dei compagni di scuola che si prostituiscono. Gli autori di questo studio, come molti sessuologi europei e americani, dividono le persone in due categorie: 1) coloro che hanno un’opinione positiva della prostituzione e 2) coloro che hanno un pregiudizio negativo nei confronti della prostituzione; negando di fatto la possibilità che esistano opinioni negative non pregiudiziali ma originate da riflessioni culturali, etiche, morali, filosofiche o religiose.

L’atteggiamento di questi professionisti è fortemente influenzato dall’ideologia corrente che conferisce dignità e rispetto a tutto ciò che produce reddito e fa circolare danaro, supponendo che non si debba avere altra morale che il formalismo superficiale del politically correct, che genera regole prive di fondamento culturale.

Un aspetto paradossale di queste regole, che non derivano da un nucleo organico e coerente di esperienza antropologica, emerge in alcuni paesi nella stridente contraddizione tra il considerare il lavoro minorile un reato e la prostituzione minorile un lavoro rispettabile e da rispettare, se non si vuole incorrere nella censura sociale e nella scomunica mediatica per “reato di pregiudizio”. [BM&L-Italia, febbraio 2023].

 

Il valore adattativo delle reti di rapporti è affidato a chi non vive individualisticamente. Esiste un disagio psicologico da cause sociali, così come esiste un disagio sociale da cause psicologiche. Non si indaga molto in queste due direzioni per i limiti tradizionali imposti alle discipline di studio: ad esempio, ci si ferma al riconoscimento della causa sociale di un disturbo da stress in psicopatologia perché psichiatri e psicologi clinici non hanno il compito di indagare la genesi delle cause sociali; allo stesso modo, se un atteggiamento psicologico individuale, magari comune a più persone, genera disagio sociale non lo si analizza, perché sociologi e politici non si occupano di psicologia. Nel nostro lavoro al Seminario sull’Arte del Vivere affrontiamo spesso queste questioni e abbiamo riconosciuto nell’individualismo diffuso e imperante una causa inapparente di disagio e sofferenza.

L’erronea convinzione che i legami affettivi portino solo dispiaceri e che bisogna avere col prossimo solo rapporti strumentali, era bene espressa da un personaggio di una fortunata e seguita fiction televisiva ambientata negli anni Sessanta, quando diceva: “La chiave della felicità è vivere per sé stessi. E tu l’hai scoperta”. Ma è vero?

Vivere per sé stessi aiuta nella corsa per ottenere l’indipendenza economica necessaria al piccolo edonismo del consumatore, ma non aiuta ad essere fratelli, sorelle, mariti, mogli, padri, madri e amici degli altri. Oggi sempre meno si insegna ai figli come vivere i rapporti umani e, mentre si è affermata una morale de facto delle relazioni di coppia e familiari che non appartiene ad alcun pensiero religioso o filosofico definito, si negligono o si ignorano gli effetti dello stile di vita individualistico sulla salute psichica. Basti solo pensare a quanto riportato nella prima di queste notule[2].

Abbiamo tutti bisogno di vivere in una rete di rapporti affettivi alimentata dallo scambio disinteressato: se questa trama profonda – sfruttata dalla rete economico-politica degli scambi monetizzati – viene meno, si mina la base dell’adattamento psicologico di ciascuno.

Quando Claude Levi-Strauss ha rivelato e descritto la struttura antropologica delle comunità, ha focalizzato l’attenzione sui rapporti elementari di parentela: abbiamo bisogno di quei rapporti e la radice universale del paradigma di regole in tutte le comunità è riflesso di un’esigenza psicologica profonda, ossia neurobiologica.

L’individualismo ci ha insegnato il gioco del diniego nei rapporti di coppia: se non si prova più attrazione, desiderio o affetto per un partner, lo si abbandona cancellando anni di vita in comune, come se non fossero mai esistiti. La strumentalizzazione individualista dell’altro a proprio esclusivo vantaggio implica che i rapporti sessuali, esistenti in natura solo per la riproduzione, siano praticati per ottenere piacere senza creare obblighi, come un servizio erogato da un dispenser. Non sono pochi oggi coloro che rifiutano questo stile e che apertamente lo condannano come poco civile, ma solo pochi insegnano come valore il rispetto e la costruttività edificante nei rapporti di coppia.

È importante comprendere l’importanza del nodo di coppia al cuore di quella “maglia della rete” che prende il nome di famiglia, perché nell’ultimo mezzo secolo, combattendo e in buona parte distruggendo la famiglia tradizionale, si è scelto in un’ottica materialistica di surrogarne il ruolo con funzioni di solidarietà sociale, ma questi “servizi” non possono sostituire i rapporti affettivi, con il loro potere di nutrimento della personalità.  [BM&L-Italia, febbraio 2023].

 

La mente medievale alle origini del mentale moderno e contemporaneo (IV) è una tematica che stiamo sviluppando al Seminario sull’Arte del Vivere (v. Note e Notizie 21-01-23 Notule; Note e Notizie 28-01-23 Notule; Note e Notizie 04-02-23 Notule) per spunti settimanali di riflessione e discussione: qui di seguito si riportano quelli del quarto incontro.

La dimensione della memoria ha un’importanza notevole per la mente medievale in tutti gli aspetti del ricordare e rievocare. Nel Medioevo si voleva rendere presente e vivo nella quotidianità tutto ciò che vale del passato, si volevano migliorare le prestazioni cognitivo-comunicative attraverso l’elaborazione di mnemotecniche, e si era attenti e impegnati a nutrire di significato con valori storici i simboli ereditati dal passato e adottati nel presente.

Studiosi appartenenti a ordini monastici o semplici presbiteri diocesani elaborarono, sull’esempio dei metodi classici, delle nuove mnemotecniche “cristiane” che troveranno grande diffusione in un mondo ancora dominato dall’oralità. La vita sociale e la pratica giuridica si fondavano sul valore della consuetudine e sui ricordi e i giudizi prudenti degli anziani eruditi, che rappresentavano la memoria in due modi, quali custodi del patrimonio di conoscenze degli antichi, ossia del passato remoto, e quali testimoni nella vita di decenni di fatti ed esperienze, ovvero del passato prossimo.

Non si tratta, a nostro avviso, di una “ossessione della memoria”, come voleva Jacques Le Goff[3], ma di una “necessità fatta virtù”.

D’altra parte, se facciamo il confronto con l’epoca contemporanea, gli ossessionati in questo campo sembriamo noi: la memoria nella nostra vita è onnipresente: senza contare la condivisione con quell’epoca di quell’antica base di memoria costituita da libri e monumenti, oggi abbiamo una costellazione di risorse per la memoria, che va dai computer ai piccoli dispositivi portatili, dai contenuti delle produzioni cinematografiche e televisive fino ai musei. E in proposito, quale segno dei tempi, anche le squadre di calcio hanno le loro hall of fame, veri musei delle imprese sportive e delle gesta dei protagonisti, che conservano la memoria attraverso i cimeli, i trofei, la scrittura, le gigantografie e le istallazioni audiovisive.

Se possiamo rilevare una differenza evidente fra noi e loro, non è tanto nella presunta “ossessione della memoria medievale”, ma nel fatto che la loro esperienza della memoria era in gran parte un’esperienza attiva, legata all’apprendere e al ricordare per impiegare il passato nel presente, mentre noi siamo più spesso passivi fruitori quali utenti di computer e altri dispositivi elettronici centrati sulla memoria, spettatori di film, fiction, video, che raccontano e rievocano, o visitatori di musei, città e siti archeologici che espongono una memoria.

La pratica religiosa, sia in termini devozionali che di weltanschauung, investiva ogni aspetto della vita pubblica e privata e si sostanziava principalmente di due atti: recitare le orazioni imparate a memoria e meditare gli insegnamenti del Vecchio e soprattutto del Nuovo Testamento, con una particolare attenzione al Vangelo, ossia alla verità necessaria alla salvezza proclamata dal Figlio di Dio durante il tempo della sua vita terrena; tempo passato da più di mille anni ma costantemente attualizzato. Tempo dal quale si contavano e si contano gli anni.

E proprio il parametro temporale nel Medioevo caratterizza un aspetto fondamentale della weltanschauung: un tempo lineare che procede dalla Creazione, passa per l’Incarnazione e continua fino alla “fine dei tempi” e al Giudizio Universale; un tempo circolare costituito dalla liturgia annuale, che ripete nell’arco dei dodici mesi la memoria dei fatti della vita pubblica del Messia.

L’atto centrale della liturgia cristiana è la rievocazione dell’Ultima Cena nella ripetizione simbolica e sacramentale della consacrazione del pane e del vino in cui si transustanziano il corpo e il sangue di Gesù Cristo, in osservanza delle sue parole: “Fate questo in memoria di me”[4]. [BM&L-Italia, febbraio 2023].

 

Notule

BM&L-11 febbraio 2023

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Martin Heidegger, Lettera sull’umanesimo, p. 125, SEI, Torino 1975.

[2] V. Le coppie sposate hanno livelli di glucosio ematico più bassi e salutari.

[3] Jacques Le Goff, Il Medioevo – Alle origini dell’identità europea, p. 108, GLF Editori Laterza, Roma-Bari 2002.

[4] Luca 22, 19.